sabato 11 ottobre 2014

Lettera aperta di un Vescovo cattolico



Quella che segue è una lettera di Mons. Livieres, il Vescovo di Ciudad d'Este (Paraguay) rimosso da Papa Francesco un paio di settimane fa, subito dopo l'arresto di un altro Vescovo accusato di pedofilia, al punto che su tutti i giornali le due cose sono state indebitamente associate, come facenti parte di una medesima azione di "pulizia" intrapresa dal Papa. In realtà le cose sono andate un po' diversamente da come pubblicizzato dalla stampa.
La lettera che segue è stata pubblicata da un sito spagnolo e poi ripresa da Corrispondenza romana.
Noi offriamo una traduzione senza pretese (e con qualche probabile errore) per venire incontro a chi lo spagnolo non lo legge. Si tratta dell'ennesimo atto di grande chiarezza e coraggio di questo vero Pastore cattolico.


Nella Messa di apertura del Sinodo straordinario sulla famiglia, Papa Francesco ha chiamato i vescovi a collaborare con il piano di Dio e formare così un popolo santo. Offro queste riflessioni con il desiderio di servire il Papa nella migliore maniera che posso.
La Chiesa, fondata sulla roccia Di Pietro, si attende dal sinodo la promozione della famiglia cristiana. Tuttavia, quello che la Bibbia chiama "il mondo" ha delle aspettative molto chiare: i mass media ripetono ogni giorno perché la Chiesa "sia al passo coi tempi". Un eufemismo per esigere che benedica, e non condanni  le deviazioni morali ogni giorno più frequenti, tra le altre ragioni, anche a causa della promozione sistematica da parte della stampa e dell'industria dell'intrattenimento.
La Chiesa senza dubbio non fu stabilita per sanzionare quello che il mondo pretende, bensì per insegnarci quello che Dio desidera da noi e accompagnarci nel cammino della santità. Perché è nella volontà di Dio, il quale tutto conosce e non può ingannarsi né ingannarci, dove noi incontriamo la vera pace e felicità. Né la dottrina della Fede, né la pratica pastorale - conseguenza di questa dottrina - sono il risultato di un consenso di preti, fosse anche di cardinali o vescovi.
Già sin dai primi tempi del cristianesimo, gli apostoli e i loro successori subirono pressioni da parte di potenti elites religiose e politiche perché modificassero la verità e la missione evangelica che avevano ricevuto da Cristo. Però, invece di inchinarsi davanti ad altri dei, essi ci hanno lasciato una testimonianza di fedeltà incondizionata alla verità, spargendo il loro sangue. Perché "bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini". In questi giorni mi consola pensare all'esempio di Sant'Attanasio. Fu esiliato dalla sua diocesi non una, ma cinque volte, a causa delle macchinazioni dei suoi fratelli vescovi ariani, con i quali egli non era "in comunione", precisamente perché voleva promuovere "la fede cattolica e apostolica", come dice la Preghiera eucaristica I, o Canone Romano.
Benedire e accettare "quello che il mondo desidera" non è né misericordia, né amore pastorale. Piuttosto è pigrizia e comodità, perché vorrebbe dire rinunciare a evangelizzare ed educare. E sarebbe rispetto umano, perché ci importerebbe di più quel che si dice piuttosto che redarguire profeticamente in obbedienza a Dio. Già San Benedetto riassumeva, in un'altra epoca anch'essa segnata da molta confusione, il principio di vita eterna dell'obbedienza: "Io mi rivolgo personalmente a te, chiunque tu sia, che, avendo deciso di rinunciare alla volontà propria, impugni le fortissime e valorose armi dell’obbedienza…", "… in modo che tu possa tornare attraverso la solerzia dell’obbedienza a Colui dal quale ti sei allontanato per l’ignavia della disobbedienza" (Regola, Prologo).
Dentro la Chiesa, e ultimamente fino ad alcune delle sue più alte sfere, "soffiano venti nuovi" che non sono dello Spirito Santo. Lo stesso Cardinale Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, tra gli altri, ha criticato l'utopica pretesa di fare mutamenti di fondo nella pratica pastorale senza con questo mutare la dottrina cattolica sopra la famiglia. Senza giudicare le loro intenzioni, che presumo essere le migliori, e con la tristezza di doverli chiamare per nome, giacché sono di pubblico dominio, il Cardinal Kasper e la rivista gesuitica "La Civiltà Cattolica" sono responsabili di promuovere attivamente questa confusione. Quello che prima era proibito come una grave disobbedienza contro la legge di Dio, ora potrebbe ricevere la benedizione nel nome della sua misericordia. Giustificano l'ingiustificabile per mezzo di sottili interpretazioni di testi e fatti storici. Ma coloro che realmente conoscono questa materia hanno ridotto in polvere questi sofismi. Non dimentichiamo quello che ci assicurò il Signore: "il cielo alla terra passeranno, ma le mie parole no non passeranno" (Mt 24, 35).
Approfittiamo dell'opportunità straordinaria che ci è offerta dal sinodo, per riaffermare in modo positivo quello che la Chiesa ha sempre e ovunque creduto sopra la famiglia e che ha messo in pratica nella sua disciplina. E, al medesimo tempo, questo esige da noi di difendere la verità dinanzi a quelli che stanno dividendo e confondendo il popolo di Dio. La situazione è gravissima ed io non sono il primo ad avvertire che disgraziatamente ci troviamo dinanzi il pericolo di un grande scisma. Esattamente ciò che il Signore e la sua Santissima Madre ci hanno predetto in apparizioni riconosciute e approvate dall'autorità della Chiesa.
Dinanzi a coloro i quali piace "disegnare" consensi e manipolare statistiche, come se il popolo di Dio stesse domandando quello che in realtà si vuole imporre con la forza di una autorità abusiva, ricordiamo che la Chiesa non vive né si definisce a partire dalle opinioni degli uomini e dal cambio dei tempi, bensì da ogni parola che esce dalla bocca di Dio. La storia di come si finì per imporre a tutto un popolo cattolico lo scisma della Chiesa d'Inghilterra, insieme con la testimonianza martiriale de san Giovanni Fisher e san Tommaso Moro, sono una lezione che oggi vale la pena approfondire.
Preghiamo per il Papa, per i cardinali e i vescovi, perché tutti siamo disposti anche a versare il sangue in difesa e per la promozione della famiglia contro le tempeste dell'inganno e all'idolatria della libertà sessuale dell'uomo dinanzi a Dio. No non lasciamoci ingannare né allontaniamoci dalla Fede e dalla pratica morale che Gesù Cristo ci insegnò. Sappiamo che il mondo odiò nostro Signore. Il servitore non può essere da più che il suo maestro. Il mondo ci perseguiterà, anche invocando falsamente il nome di Dio. E gli ecclesiastici che diranno quel che il mondo desidera saranno applauditi e amati, "perché sono dei loro", non di Dio.

Mons. Rogelio Livieres
Vescovo della Chiesa Cattolica

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