Quella che segue è una lettera di Mons. Livieres, il Vescovo di Ciudad d'Este (Paraguay) rimosso da Papa Francesco un paio di settimane fa, subito dopo l'arresto di un altro Vescovo accusato di pedofilia, al punto che su tutti i giornali le due cose sono state indebitamente associate, come facenti parte di una medesima azione di "pulizia" intrapresa dal Papa. In realtà le cose sono andate un po' diversamente da come pubblicizzato dalla stampa.
La lettera che segue è stata pubblicata da un sito spagnolo e poi ripresa da Corrispondenza romana.
Noi offriamo una traduzione senza pretese (e con qualche probabile errore) per venire incontro a chi lo spagnolo non lo legge. Si tratta dell'ennesimo atto di grande chiarezza e coraggio di questo vero Pastore cattolico.
Nella Messa di apertura del Sinodo straordinario sulla
famiglia, Papa Francesco ha chiamato i vescovi a collaborare con il piano di
Dio e formare così un popolo santo. Offro queste riflessioni con il desiderio
di servire il Papa nella migliore maniera che posso.
La Chiesa, fondata sulla roccia Di Pietro, si attende dal
sinodo la promozione della famiglia cristiana. Tuttavia, quello che la Bibbia
chiama "il mondo" ha delle aspettative molto chiare: i mass media
ripetono ogni giorno perché la Chiesa "sia al passo coi tempi". Un eufemismo
per esigere che benedica, e non condanni le deviazioni morali ogni giorno più
frequenti, tra le altre ragioni, anche a causa della promozione sistematica da parte della
stampa e dell'industria dell'intrattenimento.
La Chiesa senza dubbio non fu stabilita per sanzionare
quello che il mondo pretende, bensì per insegnarci quello che Dio desidera da
noi e accompagnarci nel cammino della santità. Perché è nella volontà di Dio,
il quale tutto conosce e non può ingannarsi né ingannarci, dove noi incontriamo
la vera pace e felicità. Né la dottrina della Fede, né la pratica
pastorale - conseguenza di questa dottrina - sono il risultato di un consenso di preti, fosse anche di cardinali o
vescovi.
Già sin dai primi tempi del cristianesimo, gli apostoli e i
loro successori subirono pressioni da parte di potenti elites religiose e
politiche perché modificassero la verità e la missione evangelica che
avevano ricevuto da Cristo. Però, invece di inchinarsi davanti ad altri
dei, essi ci hanno lasciato una testimonianza di fedeltà incondizionata alla
verità, spargendo il loro sangue. Perché "bisogna obbedire a Dio piuttosto
che agli uomini". In questi giorni mi consola pensare all'esempio di
Sant'Attanasio. Fu esiliato dalla sua diocesi non una, ma cinque volte, a causa
delle macchinazioni dei suoi fratelli vescovi ariani, con i quali egli non era
"in comunione", precisamente perché voleva promuovere "la fede
cattolica e apostolica", come dice la Preghiera eucaristica I, o Canone Romano.
Benedire e accettare "quello che il mondo
desidera" non è né misericordia, né amore pastorale. Piuttosto è pigrizia
e comodità, perché vorrebbe dire rinunciare a evangelizzare ed educare. E sarebbe rispetto
umano, perché ci importerebbe di più quel che si dice piuttosto che redarguire
profeticamente in obbedienza a Dio. Già San Benedetto riassumeva, in un'altra
epoca anch'essa segnata da molta confusione, il principio di vita eterna
dell'obbedienza: "Io mi rivolgo personalmente a te, chiunque tu sia, che, avendo deciso di rinunciare alla volontà propria, impugni le fortissime e valorose armi dell’obbedienza…", "… in modo che tu possa tornare attraverso la solerzia dell’obbedienza a Colui dal quale ti sei allontanato per l’ignavia della disobbedienza" (Regola, Prologo).
Dentro la Chiesa, e ultimamente fino ad alcune delle sue più
alte sfere, "soffiano venti nuovi" che non sono dello Spirito Santo. Lo
stesso Cardinale Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, tra
gli altri, ha criticato l'utopica pretesa di fare mutamenti di fondo nella
pratica pastorale senza con questo mutare la dottrina cattolica sopra la
famiglia. Senza giudicare le loro intenzioni, che presumo essere le migliori, e
con la tristezza di doverli chiamare per nome, giacché sono di pubblico dominio,
il Cardinal Kasper e la rivista gesuitica "La Civiltà Cattolica" sono responsabili di promuovere attivamente questa confusione. Quello che prima era
proibito come una grave disobbedienza contro la legge di Dio, ora potrebbe
ricevere la benedizione nel nome della sua misericordia. Giustificano
l'ingiustificabile per mezzo di sottili interpretazioni di testi e fatti
storici. Ma coloro che realmente conoscono questa materia hanno ridotto in
polvere questi sofismi. Non dimentichiamo quello che ci assicurò il Signore:
"il cielo alla terra passeranno, ma le mie parole no non passeranno"
(Mt 24, 35).
Approfittiamo dell'opportunità straordinaria che ci è
offerta dal sinodo, per riaffermare in modo positivo quello che la Chiesa ha
sempre e ovunque creduto sopra la famiglia e che ha messo in pratica nella sua
disciplina. E, al medesimo tempo, questo esige da noi di difendere la verità
dinanzi a quelli che stanno dividendo e confondendo il popolo di Dio. La
situazione è gravissima ed io non sono il primo ad avvertire che
disgraziatamente ci troviamo dinanzi il pericolo di un grande scisma.
Esattamente ciò che il Signore e la sua Santissima Madre ci hanno predetto in
apparizioni riconosciute e approvate dall'autorità della Chiesa.
Dinanzi a coloro i quali piace "disegnare"
consensi e manipolare statistiche, come se il popolo di Dio stesse domandando
quello che in realtà si vuole imporre con la forza di una autorità abusiva,
ricordiamo che la Chiesa non vive né si definisce a partire dalle opinioni
degli uomini e dal cambio dei tempi, bensì da ogni parola che esce dalla bocca
di Dio. La storia di come si finì per imporre a tutto un popolo cattolico lo
scisma della Chiesa d'Inghilterra, insieme con la testimonianza martiriale de
san Giovanni Fisher e san Tommaso Moro, sono una lezione che oggi vale la pena
approfondire.
Preghiamo per il Papa, per i cardinali e i vescovi, perché
tutti siamo disposti anche a versare il sangue in difesa e per la promozione
della famiglia contro le tempeste dell'inganno e all'idolatria della libertà
sessuale dell'uomo dinanzi a Dio. No non lasciamoci ingannare né allontaniamoci
dalla Fede e dalla pratica morale che Gesù Cristo ci insegnò. Sappiamo che il
mondo odiò nostro Signore. Il servitore non può essere da più che il suo
maestro. Il mondo ci perseguiterà, anche invocando falsamente il nome di Dio. E gli ecclesiastici che diranno quel che il mondo desidera saranno applauditi e
amati, "perché sono dei loro", non di Dio.
Mons. Rogelio Livieres
Vescovo della Chiesa Cattolica
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