mercoledì 8 ottobre 2014

Considerazioni "sinodali" (1): sul reiterato invito a rinnovare e adeguare il linguaggio




Alle ore 15 e 25 di ieri, 7 ottobre festa della Madonna del Rosario, con circa un'ora di ritardo rispetto al solito, mi è giunto nella casella di posta elettronica il bollettino del Vatican Information Service. 


Scorrendo il sommario, nei titoli noto che si fa menzione della seconda e della terza congregazioni generali. Con una certa curiosità, sono dunque andato a leggere questi brani, che non so come chiamare altrimenti. Infatti, la prima impressione, è stata di trovarmi dinanzi il verbale di un'assemblea sindacale. Non voglio nascondere lo sconcerto, e per certi versi la rabbia, in cui tale lettura mi ha sprofondato.
Grazie a Dio, e questo va detto a beneficio di tutti, pur rivestendo tale comunicato carattere di una certa "ufficialità", il suo valore dottrinale e dogmatico è pari allo zero. Non vale nulla e non obbliga alcuno in coscienza. Purtroppo, essendo indirizzato anzitutto ai media che non fanno alcuna distinzione, l'effetto è catastrofico, perché è il messaggio che viene amplificato ai quattro angoli del globo e, purtroppo, esso è pieno zeppo di almeno di equivocità...per non dire altro che cercherò di spiegare meglio...
Sarebbe troppo lunga un’analisi dettagliata di ogni affermazione e, questo esula dai fini di questo post che vuole invece essere il più possibile divulgativo, perché moltissimi pastori e fedeli stanno vivendo un momento di disorientamento senza precedenti. Non c’è bisogno di troppe chiacchiere o giri di parole: c’è bisogno di verità e semplicità. Da qui la prima considerazione.

Sul reiterato invito a “rinnovare e adeguare il linguaggio”.

Questo invito è stato ripetuto in entrambe le congregazioni. Nella prima delle due, che poi sarebbe la seconda congregazione generale,

«è emersa la necessità di adeguare il linguaggio della Chiesa, affinché la dottrina sulla famiglia, la vita, la sessualità sia compresa nel modo giusto: bisogna entrare in dialogo con il mondo, guardando all’esempio del Concilio, ovvero con un’apertura critica, ma sincera. Perché se la Chiesa non ascolta il mondo, il mondo non ascolterà la Chiesa»;

nella seconda delle due, o terza generale

«il dibattito si è soffermato sull’esigenza di rinnovare il linguaggio dell’annuncio del Vangelo e della trasmissione della dottrina: la Chiesa deve aprirsi di più al dialogo, deve ascoltare più frequentemente (e non solo in casi eccezionali) le esperienze delle coppie sposate, poiché le loro lotte, i loro fallimenti non possono essere ignorati, anzi: possono essere fondamento di una teologia reale, vera»

salvo poi manifestare perplessità dinanzi ad un suggerimento dell’Instrumentum laboris

«di approfondire il concetto, di ispirazione biblica, di ''ordine della creazione'', come possibilità di rileggere in modo più significativo la ''legge naturale'': non basta cambiare il vocabolario, si è detto, se poi non si riesce a creare un ponte di dialogo efficace con i fedeli. In questo senso, la tanto avvertita e diffusa esigenza di cambiamento è da intendere -si è detto- come conversione pastorale, per rendere l’annuncio del Vangelo più efficace».

In verità quanto sopra basterebbe per dover versare fiumi di inchiostro…e di lacrime. 
Per cominciare voglio riportare quanto scrive san Pio X nell'incipit dell'enciclica Pascendi:

L'officio divinamente commessoCi di pascere il gregge del Signore ha, fra i primi doveri imposti da Cristo, quello di custodire con ogni vigilanza il deposito della fede trasmessa ai santi, ripudiando le profane novità di parole [...]

E questo per sé basterebbe: il cambio del linguaggio finisce per cambiare la dottrina, e su questo davvero bisognerebbe scrivere un trattato, ma come ho detto, questo scritto che vuole essere indirizzato ai semplici, alle pecore dell’ovile di nostro Signore che rischiano di essere scandalizzate, disperse e sbranate perché nel recinto a quanto sembra, sono entrati lupi e mercenari...e in tutta semplicità anche a quei pastori che ancora resistono o che in coscienza sentono che qualcosa proprio non va...
Un breve accenno all’ultima delle affermazioni. Noto en passant che le perplessità riguardo all'approfondire il concetto di "ordine della creazione" espresse riguardano un concetto realmente cattolico e, come lo stesso comunicato nota, fondato biblicamente. Qui no, non dobbiamo parlare di legge naturale né approfondire concetti correlati, no, in questo caso qui non basta cambiare il vocabolario se poi non si riesce a creare un ponte di dialogo efficace con i fedeli. Cos’è che rende efficace l’annuncio del Vangelo? Una “conversione pastorale” che spero di non sbagliare intendendo come “conversione dei pastori” visto anche quello che era scritto prima. Questo non è sicuramente sbagliato, la conversione anzitutto, ma come si può spiegare il matrimonio nel disegno di Dio senza parlare e approfondire il concetto di legge naturale? No, quel che conta per i novatori è la prassi.
Com’è possibile che le lotte e i fallimenti delle coppie sposate possano essere fondamento di una teologia reale e vera? Questo è uno slogan e basta, senza alcun fondamento nella realtà. La teologia è lo studio su Dio e fondamento della teologia è la Rivelazione positiva (la Sacra Scrittura, il Magistero della Chiesa, la Tradizione): non la prassi! Molti potrebbero (e dovrebbero) giustamente domandarsi dove conduca una simile strada: a cambiare il concetto vero di Dio che abbiamo in noi e che Dio stesso ci ha rivelato, per modellare in noi un dio a nostra immagine, a immagine delle nostre debolezze e miserie…in fondo trattasi di una nuova forma di idolatria, in cui il vitello è all’interno di ciascuno di noi, è un concetto falso di Dio che si è formato nella nostra coscienza.
Ancora, sono cinquant'anni che sentiamo parlare di aggiornamento, di adeguamento, di rinnovamento… belle parole che hanno distrutto e devastato la Fede a cominciare proprio da quei paesi i cui pastori erano stati paladini di tale politica negli anni del concilio: Olanda, Belgio, Francia, o quella Germania da dove ancor oggi si pretende di venire ad insegnare cosa sia la Fede, quando piuttosto sembra che la fede costoro l’abbiano persa da tempo.
Come è possibile che nessun pastore insorga per dire che il linguaggio no, non si deve toccare. O meglio, che si dovrebbe avere piuttosto il coraggio di tornare indietro, di tornare al Vangelo: alla sua semplicità, schiettezza e chiarezza cristallina, al parlare SI SI NO NO.
Ho la nausea del parlare "aggiornato" di certi pastori-mercenari, ho la nausea di quella lingua ecclesialese che riempie i discorsi di parole senza dire alcunché, ho la nausea del parlare buonista e politicamente corretto di una certa chiesa (con la C minuscola) che in spirito di prostituzione è prona verso un mondo contrario al Vangelo e che cerca l’approvazione di quello stesso mondo che, a cominciare da nostro Signore, ha sempre ucciso e torturato i testimoni (martiri) del Vangelo e della Verità. Non è la Chiesa che deve ascoltare il mondo, aprirsi al mondo, farsi cambiare dal mondo, ma piuttosto è la Chiesa che è stata posta nel mondo per esserne il lievito, la luce, il sale… E se il sale perde il sapore, a che servirà? Gesù stesso ci dice che la Chiesa è nel mondo, ma non è del mondo.

Per questo mi sento di fare un appello ai veri pastori.
Pastori, abbiamo bisogno di parole chiare, secondo Dio e non secondo il mondo. Si dice che bisogna evangelizzare, ma di quale evangelo stiamo parlando? Dove sono le citazioni evangeliche e i fondamenti biblici di una pastorale, che nei fatti si dimostra opposta alla verità rivelata?
Si ha l'impressione che la nuova evangelizzazione non riguardi solo un modo nuovo di proporre il Vangelo, bensì un nuovo vangelo. Quel che si propone non è il Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo secondo Matteo, Luca, Marco e Giovanni, ma un vangelo secondo il mondo o secondo Kasper: pieno zeppo di ipocrisia, buonismo, luoghi comuni e, soprattutto, contrario al Vangelo.
Pastori, abbiamo bisogno di parole chiare e vere, non di giri di chiacchiere in cui si afferma tutto e il contrario di tutto, in cui si giunge ad accettare e giustificare il peccato in se stesso, e non solo il peccatore che la Chiesa ha sempre accolto come madre.
Abbiamo bisogno di pastori santi e predichino con chiarezza il Vangelo di Gesù Cristo: che invitino alla conversione tutti, perché questo è il mandato dato da nostro Signore in persona, che mai ha affermato di non fare "proselitismo", ma piuttosto ha detto di andare in tutto il mondo a predicare il Vangelo e chi crederà sarà salvo.


Mi rendo conto di essermi sin qui dilungato eccessivamente rispetto alle mie intenzioni primigenie, e di questo ne domando perdono al lettore. Vi sono ancora molte “scottanti” considerazioni da fare riguardo altri contenuti di questo comunicato preoccupante perché dimostra l’esistenza di “una linea”, tutt’altro che “retta”, tuttavia credo che quanto sin qui detto sia più che sufficiente per un primo post. In giornata spero di avere il tempo di farne un altro che credo ancora più “urgente”…
AMDG

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