sabato 11 ottobre 2014

Omelia per la 28 domenica del tempo ordinario (anno A).


Ricevo da un amico sacerdote e volentieri pubblico.


Fratelli e sorelle, 
la liturgia della parola di questa domenica è davvero fonte di consolazione, infatti, siamo invitati a fissare lo sguardo ad una delle verità forse più belle della nostra fede: il Paradiso. Noi siamo invitati ad un appuntamento speciale con il Creatore, il Re dei re, che ha preparato per noi un banchetto regale, “di grasse vivande e di vini eccellenti”, come dice il profeta Isaia nella prima lettura.
Ma non solo, in quel giorno "Egli eliminerà la morte per sempre e asciugherà le lacrime su ogni volto". Questo ha promesso il Signore, e questo realizzerà per coloro che hanno sperato nella sua salvezza, per coloro che avranno accolto il suo invito.
"Venite voi tutti che siete affaticati ed oppressi ed io vi darò ristoro" dice il Signore. 
Andiamo a Gesù che per farci dono della sua condizione divina, non ha esitato a condividere con noi la nostra misera condizione umana e per riscattarci ha versato fino all’ultima goccia del suo sangue. 
Andiamo a Gesù, che è asceso al cielo ed è andato a prepararci un posto di pace, di felicità, di amore. 
Andiamo a Gesù e non dovremo temere nulla in questo mondo, infatti, Lui ha vinto il mondo e, insieme a Lui, anche noi lo vinceremo. Se Gesù è con noi niente e nessuno potrà mai realmente danneggiarci, perché il momento presente, per quanto a volte possa essere doloroso, è destinato a finire presto, per lasciare spazio al momento eterno, che al contrario non finirà mai.
In "quel" giorno, il Signore ci ricompenserà per ogni lacrima versata ed ogni pena sofferta con pace per amor suo. Egli ci chiede solo di amarLo sopra ogni cosa e quando davvero impariamo ad amarlo, il Suo amore in noi diviene una forza soprannaturale che ci consentirà di affrontare e vincere ogni battaglia, che trasformerà ogni pena ed ogni sofferenza in fonti di gioia e di merito.
Fratelli e sorelle, nessuno in questo mondo può sfuggire al soffrire, così come nessuno può sfuggire alla morte. Ma chi vive con Cristo, morirà con Cristo e insieme a Lui risorgerà e vivrà in eterno, perché Cristo ha vinto la morte: è risorto e non muore più. Questa è la nostra Fede e conformemente ad essa dobbiamo vivere. 
Vivendo con la consapevolezza del Paradiso che ci attende, le cose di questo mondo, che alle volte possono soffocarci, vengono ridimensionate e allora ciascuno potrà dire insieme a san Paolo “tutto posso in colui che mi da la forza”, perché la forza che Dio ci da è il suo stesso amore che dobbiamo coltivare e far crescere in noi. O ancora, possiamo dire insieme al salmista "anche se vado per una valle oscura non temo alcun male, perché tu sei come", infatti se Dio è con noi, chi può essere contro di noi? Chi può essere contro Dio? Purtroppo, c’è da dire, che contro Dio siamo noi che ci schieriamo, quando scegliamo di compiere il male, quando scegliamo il peccato, quando rifiutiamo l'amore di Dio su di noi e in noi verso di Lui e scegliamo di ignorare il suo invito.
Quando un uomo è schiavo dai beni passeggeri di questo mondo e dei suoi vizi, inevitabilmente dimentica la dignità a cui è stato chiamato da Dio, dimentica di essere anche “spirituale” e vive solo il suo essere “carnale”. Un uomo del genere, come gli invitati della Parabola raccontata da Gesù nel Vangelo, finisce per non volere più il Paradiso, perché ormai è cieco per il suo egoismo e la sua superbia. Egli pensa solo a cercare di vivere piacevolmente il momento presente, spesso in modo contrario alla legge di Dio. Ma è uno stolto, perché il momento presente passa in fretta e, senza Dio, non lascia nulla, se non un abissale ed incolmabile vuoto che non avrà fine. È l’amore di Dio dentro di noi l’abito nunziale per essere accolti alle nozze, abito che se non si incomincia ad indossare ora, “quel giorno lì”, si resterà fuori dell’Amore di Dio…fuori, dov’è pianto e stridore di denti.
Cari fratelli e sorelle, non commettiamo l’errore di Esaù che, per un piatto di lenticchie, vendette a suo fratello Giacobbe la sua primogenitura. Non lasciamoci ingannare dai miraggi di questo mondo e dalle tentazioni del demonio che sa ben presentare il peccato come qualcosa di attraente. Fuggiamo il peccato e guardiamo a Gesù, seguiamo Gesù, professiamo con coraggio Gesù, anche quando per questo saremo sbeffeggiati o, peggio ancora, saremo insultati o perseguitati o calunniati, perché "quel" giorno, giorno in cui il Signore asciugherà ogni lacrima dai nostri occhi, grande sarà la nostra ricompensa eterna.

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