venerdì 24 ottobre 2014

Omelia per la 30 domenica del tempo ordinario (Anno A)


Ricevo e volentieri pubblico questa riflessione sul Vangelo di domenica prossima.

Dal Vangelo secondo Matteo (22, 34-40)
Allora i farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova: "Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?". Gli rispose: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti".

Questo brano evangelico può essere considerato come il compendio di tutta la Sacra Scrittura. Infatti, Gesù stesso sottolinea come dai due comandamenti dell'amore "dipenda tutta la legge e i profeti".
Trovo davvero curioso il fatto che, pur essendo un passo evangelico molto chiaro, esso sia male interpretato dalla gran parte dei cristiani. Infatti, l'esperienza dimostra che se poniamo la medesima domanda posta a Gesù a tutti coloro che si professano cristiani, ossia quale sia il più grande comandamento, la maggioranza ci risponderà che il più grande comandamento è amare il prossimo come se stessi.
Non così risponde Gesù. Infatti, Egli dice che il primo e più grande comandamento è amare Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la mente. Questa deve essere la prima e fondamentale preoccupazione di tutti noi: amare Dio e dargli il posto che gli compete nelle nostre esistenze, cioè porlo sopra ogni altra cosa e persona. Gesù ci dice che dobbiamo mettere anzitutto Dio al primo posto e solo successivamente di amare il prossimo.
Questi due comandamenti non sono in opposizione, ma sono tra loro complementari anche se ordinati gerarchicamente. Il primo e fondamentale è “amare Dio”, il secondo è dipendente dal primo, perché senza l’amore verso Dio non c’è vero amore neanche verso il prossimo. Senza l’amore di Dio come base e fondamento, quello che chiamiamo “amore umano” facilmente viene inquinato da sentimenti passeggeri, da passioni o dalla compiacenza. In pratica, si finisce ad amare il prossimo per quel che ne riceviamo in cambio (attenzioni, piacere, etc.). In una parola, senza amor di Dio al primo posto, si finisce ad amare il prossimo per egoismo, il che falsifica l’amore essendone la contraddizione stessa.
È proprio quel che vediamo accadere nei nostri tempi in cui troppo spesso si sente dire che tra due persone “l’amore è finito”. Ma quel che finisce o muta nelle relazioni umane, in realtà, è il sentimento, la passione o la passeggera piacevolezza dello stare insieme, non l’amore. L’amore non può finire, l’Amore vero è eterno perché come dice san Giovanni “Dio è Amore” e Dio è eterno.
L’amore è dono; l’amore è sacrificio; l’amore è volere il bene dell’altro anche a dispetto del proprio bene egoistico; l’amore non cerca se stesso e trova il proprio bene nel bene altrui. Ma perché in noi sia vero amore senza inquinamenti, esso deve avere una base stabile che non passa: e l’unico che non passa è Dio. Per questo è fondamentale amare anzitutto Dio: quando avremo imparato a metterlo al primo posto, allora riusciremo davvero ad amare anche il prossimo.
Inoltre, c’è da dire che noi siamo stati creati per amare. Quando amiamo veramente è lì che ci realizziamo in quanto uomini e che in definitiva ci amiamo realmente, perché compiamo il nostro vero bene. Infatti, il vero bene è la piena realizzazione di quel che si è in natura, il vero bene è la salvezza eterna dell’anima. “Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero se poi perde la sua anima” dice Gesù. Il mondo intero può diventare un male se per esso perdiamo il vero bene, se per esso perdiamo l’eternità beata. Chi si ama davvero ama Dio, perché amare Dio è il vero bene, e solo chi si ama davvero è capace di amare il prossimo come se stesso. Senza amore a Dio, senza Dio al primo posto nella nostra vita, si perde di vista il vero bene e si finisce schiavi di quel che crediamo di amare, schiavi del peccato, schiavi delle ricchezze, schiavi del nostro egoismo.
Ma come, dunque, accogliere l’insegnamento che Gesù ci da oggi e rispettare questo comandamento fondamentale di “amare Dio”? Anzitutto, l’amore va coltivato con la preghiera quotidiana e abbondante. Nelle tentazioni, preghiamo per essere liberati, nello sconforto e nel dolore preghiamo per essere consolati, nella gioia e nell’abbondanza preghiamo per ringraziare.
Inoltre, se Dio è al primo posto nella nostra vita, cercheremo di tenerlo sempre presente e non lo metteremo mai da parte, in nessuna occasione, neanche quando la sua presenza è scomoda e richiede coraggio da parte nostra. Coraggio di chiamare il peccato con il suo nome: i comandamenti non passano mai di moda quel che era peccato ai tempi di Gesù è peccato ancora oggi. Nonostante “i tempi siano cambiati”, la legge del Signore non cambia, perché come dice il salmista la “legge del Signore è perfetta”.
“Chi mi ama – dice Gesù – osserverà i miei comandamenti”. È questa la prima e più grande prova d’amore che possiamo e dobbiamo al Signore. Essere coraggiosi suoi testimoni in un mondo troppo spesso a Lui contrario. Se sapremo accogliere il suo amore e porlo a fondamento di ogni cosa nella nostra vita, esso stesso sarà un’anticipazione terrena di quella beatitudine, gioia e completezza che siamo chiamati a vivere in eterno se avremo perseverato sino alla fine. Amen.

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