martedì 28 ottobre 2014

Sulle membra ferite della Chiesa


Nessuno è cattivo per natura, ma per vizio. Colui che vive secondo Dio deve avere un odio perfetto contro i cattivi; non nel senso che debba odiare l'uomo a causa del vizio o amare il vizio a causa dell'uomo, bensì odiare il vizio e amare l'uomo. Tolto il vizio, infatti, non resta nell'uomo nulla che debba essere odiato, ma solo ciò che deve essere amato.
(Sant'Agostino - La città di Dio XIV,VI)

Credo che tutti dobbiamo apprendere questa saggia lezione. La tentazione infatti in cui tutti incorrono è di identificare un uomo con il suo peccato e di odiarlo per il suo peccato. Oppure di attribuire ad un uomo peccati che non ha per avere più agio di odiarlo.

A parole siamo tutti bravi ma nei fatti è ben diversa.
In genere si tende a voler schiacciare l'uomo che si ritiene come avversario. Questo atteggiamento "dominante" lo possiamo vedere anche nella Chiesa che, è bene ricordarlo, è santa e immacolata, benché sia ferita nelle sue membra. Certi uomini di Chiesa, infatti, sanno essere particolarmente spietati verso quelli che considerano essere loro nemici, soprattutto se uomini di Chiesa anch'essi, rivolgendo attacchi alle persone e non ai loro peccati, veri o presunti. Ovviamente costoro pur appartenendo "visibilmente" alla Chiesa e magari ricoprendo anche incarichi di responsabilità in essa, in realtà non ne fanno parte avendo smarrito totalmente il senso del loro essere cristiani, non solo quello della loro vocazione.
Da qui la necessità di pregare abbondantemente per costoro, perché la smettano di dare scandalo e rientrino in se stessi, tornino a servire il Signore e smettano di servire il demonio. In effetti, essi con le loro trame ed il loro agire iniquo fanno del male principalmente a se stessi. Infatti, come ci ricorda ancora una volta il grande Vescovo di Ippona:

Il regno dei cattivi è molto dannoso ai regnanti stessi, perché la maggiore licenza nel fare il male non serve ad altro che a corrompere i loro animi; riguardo poi a quelli che sono loro sottomessi, soltanto la propria inizuità è loro di danno; infatti il male inflitto ai giusti per opera di superiori iniqui, non è punizione dei loro delitti, ma prova delle loro virtù.
Chi è buono, ancorché serva, è libero; chi è cattivo, invece, anche se regna, è servo e non di un uomo ma, e ciò è assai più grave, di tanti padroni quanti sono i suoi vizi.
(Sant'Agostino - La Città di Dio IV,III)

Nessun commento:

Posta un commento