sabato 8 novembre 2014

Omelia per la Festa della Dedicazione della Basilica Lateranense


Cari fratelli e sorelle, 
festeggiamo quest’oggi la festa della dedicazione della Basilica del SS Salvatore, meglio conosciuta come S. Giovanni in Laterano, Chiesa Cattedrale di Roma e come tale madre di ogni altra chiesa. Infatti, Cristo ha fondato la sua Chiesa sulla roccia che è Pietro, e Pietro si è stabilito a Roma, dove è stato primo Vescovo e dove ha trovato il martirio. Questo fatto storico innegabile, dona alla chiesa di Roma un primato riconosciutole universalmente e sin dai primissimi anni del cristianesimo. Nei secoli questo primato è stato a volte messo in discussione, ma sempre a partire da motivazioni umane, dimenticando in effetti le ragioni divine che sono semplici e lineari: Dio ha stabilito Pietro, Pietro ha stabilito Roma. L’edificio spirituale è questo e nessuno può costruire altrove, perché come ci ricorda san Paolo nella seconda lettura “fondamento è lo stesso Cristo”.

Non vi sono diverse chiese di Cristo, ma c’è una sola Chiesa, fondata da Cristo stesso su Pietro, Chiesa che non è divisa in se stessa, e neppure è la somma delle diverse chiese particolari, come ad esempio le diocesi. Infatti, queste non sono altro che espressioni locali dell’unica Chiesa. Quand’anche un’intera diocesi si estinguesse o si separasse, ciò non influisce minimamente sull’unità dell’unica Chiesa, lo stesso dicasi per i singoli cristiani o anche altri gruppi. Quando in occasione di scismi questi si separano, la Chiesa rimane tuttavia una ed indivisa, perché Cristo è Uno e non è diviso in se stesso. 

La Chiesa è il Corpo mistico di Cristo in cui si viene incorporati in forza del battesimo. Si comprende dunque perché essa sia principalmente una realtà invisibile, ma non solo. Infatti, per volontà di Cristo che l’ha fondata su Pietro e sugli Apostoli, essa è resa “visibile” in quella che chiamiamo “chiesa gerarchica”: ossia il Papa, i Vescovi in comunione con lui, i sacerdoti, i religiosi e tutti i fedeli. Questa è la Chiesa Cattolica, perché una e universale, che abbraccia l’universo visibile e quello invisibile. Sul piano visibile, essa è la medesima entità voluta e fondata da Cristo, che attraverso la successione apostolica ha attraversato i secoli giungendo sino a noi e che arriverà fino alla fine dei tempi perché, nonostante gli uomini che spesso la compongono, “le porte dell’inferno non prevarranno su di essa”. Dico: “nonostante gli uomini che la compongono”, perché molto spesso certi uomini che visibilmente sembrano appartenere alla Chiesa, ad ogni livello, in realtà non ne fanno parte, perché compiono senza pentimento azioni indegne, oppure perché non hanno più la Fede: preghiamo per costoro perché se non si convertono prima, arriverà presto il giorno in cui saranno gettati nel fuoco come rami secchi e lì lasciati per l’eternità, dov’è pianto e stridore di denti. Il Vangelo è pieno di ammonimenti verso i servi infedeli.

Tuttavia non tocca a noi giudicare nessuno, soprattutto dal momento che siamo tutti ci troviamo sulla medesima via, e fino alla fine c’è sempre possibilità di conversione come anche di perdizione. Il giudizio sui cuori spetta a Dio a cui nulla si può nascondere. A noi il compito di pregare per la conversione e la perseveranza di tutti, a cominciare dalla nostra, cercando di mantenere viva la Fede nonostante gli scandali e, se necessario, di correggere fraternamente i fratelli erranti. «È inevitabile che avvengano gli scandali – dice Gesù – ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo» (Mt 18,7), a giudicare e punire ci penserà Lui.

Cari fratelli e sorelle, noi battezzati siamo le pietre vive di cui è composto l’edificio spirituale. Siamo pietre vive perché, come dice san Paolo, siamo “tempio di Dio”: Dio abita nel battezzato ed è la sua presenza in noi con la sua grazia che ci unisce misticamente. Se però, con un comportamento indegno di un cristiano, allontaniamo Dio da noi distruggendo il suo tempio che è l’anima nostra, ancora san Paolo ci ammonisce che “Dio distruggerà noi”. Quel che contamina e distrugge l’uomo è il peccato. È il peccato che si oppone direttamente alla grazia di Dio in noi e che ci uccide spiritualmente. È il peccato il nostro peggior nemico.
Oggi il peccato più diffuso e che miete il maggior numero di vittime è senza alcun dubbio l’impurità, di cui moltissimi sono schiavi, ma anche l’avidità, la superbia, l’egoismo, l’invidia, la calunnia. Ciascuno deve combattere queste inclinazioni dentro di sé, perché sono proprio esse che, se lasciate crescere nei nostri cuori, distruggono il tempio di Dio nell’uomo.

Sia questo dunque il nostro impegno quotidiano: vincere ogni giorno di più noi stessi, per essere sempre più uniti a Cristo nel suo Corpo Mistico che è la Chiesa e poter giungere un giorno anche noi ad esclamare come san Paolo, «non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me». Se Cristo vivrà in noi allora sì che avremo la vita eterna, perché Cristo, che ha vinto la morte e non muore più, è lui stesso la Vita eterna.


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