Cari fratelli e
sorelle, comincia questa domenica il tempo dell'Avvento, tempo di attesa e
preparazione. Infatti, in esso ci prepariamo a festeggiare l’Incarnazione, l'evento
più incredibile e meraviglioso della storia dell'universo intero: il Creatore
che entra nella creazione; Dio Onnipotente puro Spirito che prende un corpo
umano; l’Invisibile che si rende visibile e l'Infinito che si rende finito; Colui
innanzi a cui “sussultano i monti”, che si fa bimbo poverello nel grembo della
Santa Vergine.
Tempo di
preparazione dunque, tempo di risvegliare i nostri cuori all'amore di Dio, che
ha fatto e continua a fare grandi cose per noi. Infatti, noi tutti, oppressi dalle
innumerevoli preoccupazioni di ogni giorno, ci troviamo spesso a correre affannati
dietro a mille inutilità, dimentichi dell’unica cosa essenziale, dimentichi di
Dio. E così facendo diventiamo ciechi e lasciamo che il nostro cuore si
indurisca.
È questo il grido
del profeta Isaia nella prima lettura: «perché Signore ci lasci vagare lontano
dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, così che non ti tema?». Ed è
esattamente quel che accade a molti che si dicono cristiani a parole, ma che nei
fatti vivono senza alcun timor di Dio.
Attenzione, perché
il timore non è la paura, né il terrore. Il giusto timore che dobbiamo
coltivare in noi è il rispetto filiale e amoroso che un figlio deve avere nei
confronti di suo padre, perché Lui è davvero e il nostro Padre e artefice: «noi
siamo argilla e tu colui che ci plasma, - dice ancora Isaia - tutti noi siamo
opera delle tue mani» (Is 64,7).
Non c’è nulla di
peggio che un cristiano dal cuore indurito, arido e senza alcun amore verso il
proprio Padre Eterno. Infatti, questi finirà inevitabilmente per farsi beffe di
Dio con la propria stessa vita, piegando la religione alle proprie idee
personali e trascurando anche i doveri cristiani più elementari, come ad
esempio la Santa Messa domenicale. Molti purtroppo pensano che non sia un
peccato grave non andare a Messa la domenica, ossia che non sia un’offesa a Dio.
Niente di più errato e per comprenderlo facciamo un esempio parlando di un
argomento a cui tutti sono sensibili, il denaro. Un padre dona 168 euro al
proprio figlio. Dopo poco, però, chiede allo stesso figlio di dargli un euro e
questi, pur potendo rendere quel che aveva ricevuto, gli risponde “no”. Credo
che siamo tutti d’accordo sull’ingratitudine di un tale figlio e di come egli
offenda il generoso padre. Bene, questo è proprio quel che accade a noi. Dio
ogni settimana dona a ciascuno di noi 168 ore da vivere…in cambio ce ne chiede
una sola. Oggi sono davvero tanti, troppi, i figli che gli rispondono “no, ho
altro da fare”. E anche per questo il cuore si indurisce, perché in quell’ora
che si rifiuta di dare a Dio, in realtà, si rifiutano gli aiuti soprannaturali
che Dio ci dona per la nostra sopravvivenza soprannaturale: la preghiera, la
parola di Dio e, soprattutto, l’Eucaristia centro e culmine di tutta la vita
cristiana e fonte di ogni grazia, perché in essa è realmente presente in corpo,
sangue, anima e divinità lo stesso Autore della Grazia, Gesù Cristo Nostro
Salvatore e Signore.
Dunque, cari
fratelli e sorelle, anzitutto non permettiamo che le cure e le preoccupazioni
di questo mondo dimentico di Dio induriscano il nostro cuore. Approfittiamo del
tempo di Avvento per prepararci al meglio a ricevere il Signore che viene. Per
farlo dobbiamo anzitutto accostarci con più frequenza ai sacramenti,
soprattutto la confessione sacramentale e la Santa Messa, anzitutto quella
domenicale, ma se possibile, almeno in questo “tempo forte”, andare anche
durante la settimana: se ne ricaverebbero copiosissimi frutti spirituali.
Inoltre, aumentare la preghiera personale, che è la zappa spirituale con cui
dissodiamo il terreno inaridito del nostro cuore e lo prepariamo a ricevere i
tesori della Grazia che Dio ci dona.
Nel Vangelo di oggi
Gesù ci invita a «vegliare» per non farci trovare addormentati al suo ritorno. Quando
poi venne l’ora delle tenebre egli disse ai suoi discepoli: «vegliate e pregate
per non entrare in tentazione». La preghiera ci tiene spiritualmente desti.
Alziamo dunque gli
occhi al cielo e insieme al salmista imploriamo: «Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna, proteggi quello che la tua
destra ha piantato, il figlio dell’uomo che per te hai reso forte» (Sal 79).
Ritorna Signore e rendici
pronti ad accoglierti; aiutaci a vegliare nella notte di questo secolo;
rivestici della tua luce e del tuo amore, affinché sin d’ora possano
risplendere in noi in questa vita e fino alla fine dei secoli nella prossima.
Amen.
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